41° POESIA A TEMA - IL TEMPO CHE VORREI- di IRIS VIGNOLA
05.09.2017 12:20UN MONDO PERFETTO
Gravi torti offuscan l'umana sorte,
greve fardello su spalle ignude,
dove va a poggiar il mondo intero
e l'ore pungolose lo carican oltremodo,
rendendolo eccessivo.
Ricurva, la schiena,
sotto il peso delle pene aggiunte.
Il tempo del rimorso è sopraggiunto.
Empiti di speranza eran quei giorni,
d'un vivere modesto e genuino,
di pane, condito con sorrisi
e lacrime, amare come il sale,
a decretar la fine d'un amore,
o, spesso, per lo schiaffo
d'un padre o d'una madre,
stampato in pieno viso.
Rossore a cinque dita.
Rimpianto,
per un gesto dal valor immenso.
Tra mani schiuse,
la vita odorava d'infinito,
mordeva il freno,
per crescer al più presto.
Esclusiva trasgressione,
la prima sigaretta,
fumata di nascosto dietro un muro,
amplificando il sogno d'essere cresciuto.
Tesoro,
l'ermetico futuro ch'attendeva;
il tempo dei balocchi
e degl'infantili giochi terminava,
impaziente e presuntuoso,
presa coscienza, sol, ahimé, più tardi,
quand'il tempo incalzante
s'è ristretto troppo...
del desio che fosse eterno.
Sessantottini,
del cambiamento, fautori!
Amor e non più guerra, si gridava,
scuole occupate, cortei a non finire,
per ritrovarsi alfin in questo stato....
Desolato, il nostro vivere presente...
Gli eroi, giganti del passato, son svaniti.
Privi d'ogni sorta d'ideali,
generazioni dissolvono valori,
distruggon tradizioni.
Utopia d'aver forgiato un mondo sano,
chimerica terra
di pace e amor proprio,
rispetto per sé, prima che d'altri
e aver certezza d'aver agito giusto,
guardando altresì dall'altro lato.
Il castello in aria s'è sfaldato,
sotto il vento dell'inganno.
Restar bambini, sarebbe stato d'uopo,
in quel tempo assai beato,
allor sì poc'apprezzato,
ch'al contrario, seppur lontano,
or ora, appar perfetto.
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